Pubblichiamo il testo della interpellanza presentata da IDEA al Governo sui danni provocati dal maltempo nel gennaio 2017 agli allevamenti zootecnici, nelle Regioni del Centro Italia.
Quagliariello. Signora Presidente, colleghi senatori, rappresentanti del Governo, avevo presentato questa interpellanza il 19 gennaio scorso per portare in quest’Assemblea il grido di aiuto che tanti allevatori, piccoli imprenditori agricoli e coltivatori stavano lanciando dal Centro Italia e, in particolare, dalle Marche, dall’Umbria, dal Lazio e dall’Abruzzo. Per settimane, tutto il comparto agricolo e zoologico delle Regioni centrali del nostro Paese, tutti gli operatori del settore, sono rimasti contemporaneamente senza casa, con stalle pericolanti e sommersi da metri di neve.
Molti allevatori residenti nei territori del cratere, per non abbandonare il proprio bestiame, sono stati costretti a rimanere – pur non disponendo ancora di alcuna struttura provvisoria prevista per il periodo di transizione verso la ricostruzione – attrezzandosi in alloggi di fortuna come le proprie auto, roulotte o le stesse stalle, condividendole con gli animali, pur di non abbandonarli al loro destino. Gran parte delle strutture adibite al ricovero del bestiame, se non crollate, sono state dichiarate inagibili e le contemporanee condizioni climatiche hanno costretto gli allevatori ad assumersi il rischio di far rientrare gli animali, per necessità, nelle strutture pericolanti, cercando di evitare loro la morte certa per il freddo.
Questa situazione di emergenza senza precedenti ha messo a rischio la vita di centinaia di migliaia di animali bloccati a temperature glaciali senza scorte di cibo né riparo dalle intemperie. Avevo chiesto un intervento immediato da parte del Ministro delle politiche agricole affinché si potesse evitare la perdita del bene primario per l’economia di quelle zone, l’unico su cui sarebbe stato possibile stabilire una subitanea ripresa post-emergenza: il bestiame. Avevo interrogato il Dicastero dell’Agricoltura in merito a quali misure urgentissime (seppur allora già tardive) intendesse intraprendere, al fine di evitare ulteriori e inestimabili danni, considerato che le avverse condizioni meteorologiche si sarebbero protratte per l’intera stagione invernale, causando un conseguente ulteriore deperimento degli animali e gravi perdite per gli allevatori, che hanno affrontato e stanno ancora affrontando sacrifici in solitudine per mantenere in vita le loro attività e per dare una mano affinché i loro stessi territori possano continuare a vivere.
Avevo infine domandato che fosse comunicata una precisa tempistica sulla consegna delle strutture provvisorie o sull’adeguamento delle strutture attualmente inagibili, prevedendo anche un aggiornamento del conteggio delle necessità delle zone terremotate, e che fossero monitorate le attività che le singole Regioni avevano dovuto svolgere per il supporto alla filiera zootecnica, molto spesso supplendo a un’inerzia da parte dello Stato.
Qualche giorno dopo la presentazione della presente interpellanza, il premier Gentiloni Silveri, dando riscontro alle numerose richieste provenienti dal Parlamento di avere informazioni su questa e altre emergenze, assicurava (ci tengo, dopo l’intervento del collega Gasparri, ad aprire le virgolette): «Nell’ultimo Consiglio dei Ministri abbiamo già esteso lo stato di emergenza e deliberato un primo stanziamento. La prossima settimana vareremo un decreto, e nessuno immagini che questo decreto sia un ritorno indietro: sarà un passo in avanti molto mirato nei suoi obiettivi, mirato a prevenire su alcuni punti, su alcuni gangli decisivi, l’accumulo di ritardi che finora non ci sono stati, ma che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi e che noi dobbiamo prevenire. Le risorse ci sono, e lo voglio dire perché ho letto e visto molte polemiche su questo punto: ci sono 4 miliardi nella legge di bilancio e ce ne saranno altri, come ho anticipato personalmente al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker». Fine della citazione.
Signora Presidente, queste rassicurazioni in gran parte sono cadute nel vuoto e, affinché il Consiglio dei ministri approvasse il secondo decreto-legge sul terremoto, si è dovuto attendere fino al 9 febbraio. Ora il decreto-legge ha appena avviato il suoiter di conversione alla Camera e tale iter si concluderà in un paio di settimane. Il decreto-legge per la sua immediata efficacia ha già provveduto a garantire finanziamenti nazionali ed europei anche per l’agricoltura. Ma spesso – e questo si è rivelato uno dei casi – avere in cassa i soldi non si traduce in una conseguente soluzione logistica e operativa concreta.
L’emergenza allevamenti infatti era già iniziata e si era manifestata dopo le prime scosse del 24 agosto. Si è riproposta a ottobre e infine si è rivelata incontrollabile a gennaio. La risposta che i contadini e gli allevatori hanno sempre ricevuto è stata quella di aspettare. Queste popolazioni sono abituate da sempre ad arrangiarsi e hanno più volte chiesto alle autorità regionali e nazionali di poter provvedere da sole, per poi ricevere rimborsi posticipati. Le amministrazioni lo hanno negato. È stato loro impedito di avanzare proposte alternative a quelle previste nei piani generali stilati a Roma. Al contempo però la burocrazia, come da prassi, ha reso queste strategie istituzionali lente, inefficienti e anche poco convenienti per la collettività. C’è un detto popolare per evidenziare che a volte si interviene e si chiude la stalla quando i buoi sono già scappati. Mai come in questo caso quel detto fa comprendere il suo significato metaforico, con una sola variazione sul tema: infatti spesso i buoi non sono scappati, ma sono morti di freddo.
Quindi sono passati i mesi, le temperature sono calate e gli aiuti promessi non sono arrivati come avrebbero dovuto. Le soluzioni che si volevano far piovere dall’alto e che erano previste dall’alto molto semplicemente non erano adatte per le zone alle quali erano state destinate.
Moltissime delle tensostrutture portate nelle zone del Centro Italia, infatti, sono crollate sotto il peso della neve, come era prevedibile. Tanta gente le aveva riempite non di animali ma con le balle di fieno, perché evidentemente intuiva il rischio, e infatti se le è viste cadere giù alla prima nevicata, o addirittura venire spazzate dal vento. Gli allevatori avevano previsto la neve, avevano previsto i crolli e hanno anche protestato per tempo, ma il tutto, purtroppo, è stato inutile.
Oggi ci troviamo ancora in una situazione di precarietà che – ripeto – data dal 24 agosto; si è riproposta il 16 ottobre, ancora il 30 ottobre e definitivamente il 17 gennaio. Sarei grato al Governo se desse qualche elemento per comprendere perché ce ne si è accorti soltanto il 17 gennaio.
RISPOSTA DEL GOVERNO
OLIVERO, vice ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Signora Presidente, onorevoli colleghi, a seguito dei noti eventi calamitosi che hanno devastato alcuni territori del Centro Italia, il Governo ha ritenuto prioritario intervenire per tutelare il reddito degli allevatori e consentire loro di accedere agli aiuti e ai rimborsi, al fine di garantire il più possibile la continuità produttiva.
Fin dalle prime giornate dopo il 24 agosto è stata condivisa l’iniziativa assunta dal Ministero della salute che, tramite l’Istituto zooprofilattico sperimentale per l’Umbria e le Marche, ha reso disponibile una piattaforma informatizzata con accesso riservato alle amministrazioni coinvolte nella gestione del dopo sisma. Si tratta di una struttura pienamente operativa che, oltre a essere concepita per acquisire adeguate informazioni, costituisce la base di riferimento per l’erogazione degli aiuti straordinari alla zootecnia che siamo in procinto di varare, con misure a copertura del mancato reddito che non hanno precedenti. Sono stabiliti aiuti, finanziati da Stato e Regioni, per 400 euro a capo bovino e bufalino adulto, 60 euro a capo ovino adulto, 20 a capo suino e 100 a capo equino.
Mi preme inoltre evidenziare che, per assicurare liquidità alle imprese delle Regioni interessate dal sisma, abbiamo proceduto ad anticipare le procedure di pagamento relative agli aiuti previsti dalla Politica agricola comune. Agea ha quindi erogato, a novembre 2016, 69 milioni di euro in favore di circa 33.000 aziende agricole operanti nelle zone colpite dagli eventi sismici di agosto e ottobre 2016, nonché negli altri Comuni delle Provincie di Ascoli Piceno, Fermo, L’Aquila, Teramo, Rieti, Perugia e Macerata.
Per il pagamento a saldo, lo scorso dicembre Agea ha erogato ulteriori 20,4 milioni di euro a 19.918 aziende agricole operanti nelle Provincie colpite dagli eventi sismici e ulteriori 39,6 milioni, la settimana scorsa, a favore di 51.739 aziende agricole operanti nelle Regioni Abruzzo, Marche, Umbria e della Provincia di Rieti.
Rilevo inoltre che per lo sviluppo rurale, grazie a una specifica deroga della Commissione europea, in corso di formalizzazione, entro i primi giorni del mese di marzo sono previsti i pagamenti, a titolo di anticipazione, per le domande a superficie presentate dalle imprese agricole operanti sull’intero territorio delle Regioni Marche, Abruzzo, Umbria e della Provincia di Rieti.
Riguardo all’iter per la realizzazione delle tensostrutture, le Regioni Abruzzo, Lazio e Umbria, dopo aver esperito le necessarie gare pubbliche, stanno proseguendo nei lavori di costruzione e consegna. Si sono verificati alcuni casi di inadempienza delle società aggiudicatrici, sulle quali sono in corso le dovute procedure. In particolare per il ritardo verificatosi nella Regione Marche, imputabile a gravi inadempienze della ditta aggiudicataria dell’appalto, la Regione, in accordo con il Ministero, ha affidato il compito di realizzare gli interventi necessari al Consorzio di bonifica delle Marche, operativo sull’intero territorio regionale e in possesso di adeguata esperienza di esecuzione di opere e interventi anche in situazioni di emergenza.
REPLICA
QUAGLIARIELLO Signora Presidente, credo purtroppo che le dimensioni dei danni subiti e delle perdite sofferte nell’ambito della zootecnia siano incomparabili rispetto agli aiuti stanziati. A gran parte di queste perdite si sarebbe potuto ovviare con una tempistica differente e tenendo conto di ciò che era assolutamente prevedibile. Ci sono cose che non si possono prevedere, come il terremoto, e altre che invece sono assolutamente prevedibili, come il fatto che d’inverno faccia freddo e che, per esempio, in Abruzzo o sui monti delle Marche nevichi. Questa credo sia stata una sottovalutazione che viene pagata a caro prezzo dallo Stato, perché peggiora la situazione di emergenza in quelle zone, e purtroppo, quel che è più grave, viene pagata a caro prezzo dalle persone che in quei luoghi operano, ed è stata pagata a carissimo prezzo dalle bestie che hanno perso la vita a causa di queste inadempienze.
In alcune zone la situazione è assolutamente drammatica. Una traccia di questa drammaticità la si ritrova anche nelle parole del Sottosegretario: evidenziare come nelle Marche c’è stato un ritardo per cui le tecnostrutture vengono consegnate – diremmo così – a stagione finita è di fatto l’ammissione di una reazione che non è stata adeguata all’emergenza e ai suoi tempi.
Ritengo che anche altre situazioni debbano essere monitorate con maggiore attenzione. Personalmente ho potuto constatare nelle Province di L’Aquila e di Teramo condizioni di grandissima gravità, precarietà e persistente pericolo di ulteriori danni, comparabili alla situazione che è stata evidenziata per le Marche.
Il mio auspicio è che si possa in questi casi intervenire con la dovuta urgenza, ma soprattutto tenendo conto di una situazione emergenziale – come è stato giustamente detto – che in alcuni casi non ha confronto con situazioni del passato. È evidente – spero lo sia anche al Governo e ai Ministeri interessati – che situazioni emergenziali con caratteri di unicità devono essere affrontate con strumenti unici e in un certo senso straordinari, che fuoriescono e in alcuni casi forzano le normali procedure, perché se l’emergenza è unica, evidentemente anche la risposta deve avere una sua unicità.
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TESTO DELL’INTERPELLANZA
Interpellanza sui danni provocati dal maltempo nel gennaio 2017 agli allevamenti zootecnici
(2-00440) (19 gennaio 2017)
QUAGLIARIELLO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali –
Premesso che:
le avverse condizioni meteorologiche che stanno interessando il Centro-Sud Italia, a partire dai primi giorni di gennaio 2017, con temperature rigide scese molto al di sotto degli 0 gradi centigradi e consistenti nevicate, stanno causando danni e disagi di notevole portata alle popolazioni che risiedono nei territori del cratere sismico;
molti allevatori residenti nei territori, per non abbandonare il proprio bestiame, hanno scelto di rimanere, pur non disponendo ancora di alcuna struttura provvisoria prevista per il periodo di transizione verso la ricostruzione, attrezzandosi in alloggi quali roulotte o adattando spazi messi a disposizione dai Comuni, come gli impianti sportivi;
il maltempo che imperversa nelle zone terremotate, con condizioni particolarmente avverse, comunque prevedibili, sta causando ulteriori problemi agli allevamenti in quanto gran parte delle strutture adibite al ricovero del bestiame, se non crollate, risultano inagibili: tale condizione sta mettendo gli allevatori nelle condizioni di rischiare e far rientrare gli animali, per necessità, nelle strutture non agibili e pericolose, cercando di evitare loro la morte certa per il freddo;
già nei giorni scorsi l’ENPA (Ente nazionale per la protezione degli animali) aveva denunciato la morte di freddo di alcuni maialini appena nati in un allevamento del maceratese in cui, nei prossimi giorni, è previsto il parto di una quarantina di altri animali. Secondo l’ENPA, in tutto il cratere sono a rischio circa 600 allevamenti;
è notizia di queste ore del crollo, a Gualdo di Macerata, di 2 strutture di ricovero animali terremotate che hanno ceduto sotto il peso della neve: sotto le macerie di una stalla sono rimaste circa 80 mucche e si sta cercando di intervenire per porre in salvo qualche animale ancora in vita, l’altra presenta il conto di una ventina di capi morti, tra pecore e agnelli;
ad Ussita un’allevatrice è stata costretta a riporre il suo bestiame (50 mucche di razza marchigiana, 40 cavalli e un centinaio di pecore) nelle stalle non agibili per ripararlo, ” perché fuori dalle stalle avevano un palmo di ghiaccio sul dorso”, e le testimonianze potrebbero continuare numerose;
le scosse sismiche che dalla mattina del 18 gennaio hanno ripreso vigore in tutta la zona già in grave difficoltà stanno rendendo la situazione tragica, considerato anche che gli allevamenti sono una delle maggiori fonti di reddito delle zone interne e decine di piccole e medie aziende agricole, attive nel settore, stanno perdendo tutto;
le iniziative intraprese con misure urgenti per consentire il ricovero degli animali, dopo la scossa del 24 agosto 2016, non sono assolutamente adeguate alla portata della situazione attuale: è chiaro che l’evento sismico di ottobre abbia incrementato le necessità e i numeri sono decuplicati;
l’ordinanza del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 5 del 28 novembre 2016 ha autorizzato gli allevatori a provvedere autonomamente alla costruzione delle stalle per poi ottenere, successivamente, il risarcimento e il rimborso delle spese sostenute. La Regione Marche non ha provveduto a comunicare agli allevatori la possibilità di costruire stalle autonomamente con conseguente risarcimento. Solo il 12 gennaio, con una nota dell’assessore regionale alla protezione civile Sciapichetti, gli allevatori sono stati informati dei contenuti dell’ordinanza;
durante recente visita nelle Marche, il Ministro in indirizzo ha parlato di fondi PAC che saranno a disposizione, senza garantire un cronoprogramma certo degli interventi previsti,
si chiede di sapere:
– se il Ministro in indirizzo intenda intervenire con misure urgentissime (seppur tardive), al fine di evitare ulteriori danni, considerato che le avverse condizioni meteorologiche si protrarranno per l’intera stagione invernale con possibile conseguente ulteriore deperimento di bestiame e gravi perdite per gli allevatori che stanno affrontando sacrifici in solitudine per mantenere in vita le loro attività e i loro territori;
– se sia in grado di fornire una precisa tempistica sulla consegna delle strutture provvisorie o sull’adeguamento delle strutture attualmente inagibili, prevedendo anche un aggiornamento del conteggio delle necessità delle zone terremotate;
– se possa mettere in atto iniziative di monitoraggio delle attività che le singole Regioni dovrebbero svolgere per il supporto alla filiera zootecnica.