Riportiamo un interessante articolo del Presidente Gaetano Quagliariello pubblicato su L’Occidentale
Una premessa tecnica. La “incostituzionalità prospettata” è una nuova tipologia di pronunciamenti illustrata dal presidente della Corte Costituzionale nella sua relazione sulla giurisprudenza dell’anno 2018. Questo escamotage, secondo il presidente Lattanzi, dovrebbe sciogliere alcune situazioni di non facile soluzione, nelle quali la Consulta considera incostituzionali alcune norme ma ritiene che un suo intervento, che deve restare entro un perimetro definito e attenersi a parametri ben precisi, nel risolvere un problema possa crearne altri.
La novità è stata sperimentata con il caso “Dj Fabo/Cappato”: con una mossa inaudita, la Corte ha segnalato una presunta criticità dell’articolo del codice penale che commina uguali pene nei casi di istigazione e di aiuto al suicidio, ma ritenendo che procedere con l’accétta avrebbe aperto una falla nell’ordinamento, ha dato un anno di tempo al Parlamento per giungere al risultato per un’altra strada che alla Consulta è invece tecnicamente preclusa. In sostanza, i giudici hanno chiesto alle Camere di introdurre l’eutanasia attivanella legge sulle ‘disposizioni anticipate di trattamento’, posto che l’eutanasia passiva sostanzialmente già c’è.
In linea generale, da fautori della leale collaborazione istituzionale quali siamo, ci permettiamo sommessamente di osservare che, per essere proficua, una interlocuzione di questo tipo tra il potere legislativo e i giudici delle leggi deve configurarsi – appunto – come forma di collaborazione e non di ricatto. Insomma, la Corte può mettere il Parlamento di fronte alla necessità di agire, ma non può dirgli anche in quale senso farlo e con quale soluzione normativa.
Nella fattispecie, tuttavia, il pericolo incombente non può essere ignorato.
Ci troviamo di fronte a un tema – il fine vita – che mette in discussione capisaldi secolari della nostra civiltà e pone a confronto due visioni antitetiche. Ma quanti ritengono che l’eutanasia non sia una forma di progresso e una manifestazione della libertà, quanto piuttosto uno spaventoso e illiberale arretramento, dopo la relazione del presidente Lattanzi non possono certo contare che la Corte se ne resti ferma se la scadenza fissata con l’ordinanza Dj Fabo/Cappato dovesse trascorrere con un nulla di fatto.
Chi crede nella vita e intende difenderla è dunque chiamato a prospettare in Parlamento soluzioni per evitare che per via giudiziaria si spalanchino le porte all’eutanasia attiva. Ciò non significa certo una indisponibilità a confrontarsi con chi la pensa diversamente – del resto il Parlamento a questo serve! -, ma partendo da princìpi non negoziabili che non possono essere messi in dubbio.
Strade percorribili per rispondere alla Consulta tenendo alta la bandiera della vita ve ne sono, basta volerlo. L’unica opzione che oggi ancor più di ieri non ci è consentita è quella di mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. E’ evidente infatti che non fare nulla significa lasciare che altri facciano, e in una direzione che già sappiamo non essere quella auspicata. L’eutanasia è dietro la porta, restare fermi significa lasciarla entrare.
Gaetano Quagliariello