“Le tensioni nel centrodestra? Mi verrebbe da dire, citando Marx, che sono sovrastrutture. Il problema vero è la struttura, cioè il Movimento 5 stelle”. Gaetano Quagliariello, rieletto senatore il 4 marzo scorso con il centrodestra, ex ministro delle Riforme costituzionali nel governo Letta, affronta l’attuale momento di stallo della politica a partire dal ruolo giocato dalla forza guidata da Luigi Di Maio.
Senatore Quagliariello, i Cinque stelle vi stanno spaccando?
In verità i Cinque stelle hanno dimostrato di avere un’unica preoccupazione: che Di Maio diventi presidente del Consiglio. E in nome di questo obiettivo non hanno esitato a imboccare, con metodo che in altri tempi si sarebbe chiamato trasformismo, due strade completamente opposte. O un governo che potremmo chiamare “di sistema”, con il centrodestra, che avrebbe prodotto una legittimazione reciproca tra soggetti diversi e avversari. O, dall’altro lato, un governo che nasca da un accordo di programma, forzando quegli elementi che fanno del Movimento 5 stelle nella sostanza un movimento di sinistra, e prevedendo quindi un’intesa col Pd.
Questa strada viene però esplorata non da Di Maio, ma dal presidente della Camera, Roberto Fico.
Naturalmente rispettiamo il percorso deciso dalla presidenza della Repubblica: un percorso che ha una sua logica istituzionale. Se l’esecutivo nascesse, conquistando cioè la fiducia del Parlamento, sarebbe un esecutivo perfettamente legale. Ma sulla sua legittimità politica avrei qualche dubbio.
Che intende?
Da un punto di vista strettamente politico, una sola cosa chiara e certa è successa dal 4 marzo in poi: che il centrodestra ha vinto le Regionali in Molise. E un’altra vittoria, stando ai sondaggi, ci attende domenica prossima in Friuli Venezia Giulia. In pratica, dopo aver vinto le Politiche, perché con questa legge elettorale le elezioni le vince la coalizione e non il partito che prende più voti, conquistiamo anche due Regioni finora governate dal centrosinistra. Ecco, in questo contesto, non sarebbe proprio lineare se il centrosinistra si ritrovasse poi al governo.
Però il tentativo di accordo centrodestra-grillini c’è stato, ma senza esito.
Era inevitabile, visto che Di Maio chiedeva a Forza Italia non meno che di autoeliminarsi. E poi vista la divaricazione di interessi che è seguita tra i due maggiori partner del centrodestra, già è tanto che le tensioni interne si riescano a controllare.
Salvini potrebbe essere tentato dal mollare Forza Italia?
Sbaglierebbe di grosso, commetterebbe lo stesso errore di Fini, e non mi sembra proprio che Salvini voglia sbagliare. Peraltro il leader leghista è proprio colui che nel caso di un ritorno al voto avrebbe meno da perdere, dal momento che potrebbe solo consolidare il suo primato nella coalizione.
Proprio l’idea di rafforzare Salvini e il centrodestra non potrebbe essere la spinta per Pd-M5s ad accordarsi?
Potrebbe, ma a patto che ci sia unanimità in entrambi i fronti su questa soluzione e non mi pare che Renzi con le sue truppe sia su questa linea. Ciò detto, è evidente che nel Pd si sta facendo melina in questo secondo tempo di consultazioni in attesa del terzo tempo, cioè della chiamata del presidente Mattarella per un “governo del presidente”.
Lo riterrebbe utile?
Mettendomi dalla parte del Paese, non mi auguro elezioni immediate per il semplice motivo che avrebbero un’altissima probabilità di replicare in buona parte una situazione come quella attuale. Stando alle dichiarazioni di Di Maio, il governissimo è lontanissimo. E in ogni caso la soluzione più utile mi sembra un accordo di sistema, cioè un’intesa tra centrodestra e Cinque stelle.
Renzi e Berlusconi hanno la stessa posizione di totale contrarietà verso Di Maio. C’è unità di intenti?
Se mai è esistito, mi auguro che quest’asse rinnovato non si rafforzi proprio adesso. Per una ragione di fondo: che il Pd e Forza Italia hanno elettorati che si detestano in maniera irriducibile. E comunque sconsiglio a chiunque di accordarsi con Renzi. Se siamo in questa situazione, è interamente sua responsabilità. Il governo Letta nacque per durare un anno e mezzo, risolvere i problemi di struttura del sistema italiano e tornare alle urne: il fenomeno Cinque stelle non sarebbe mai scoppiato, almeno non in queste dimensioni. Ma Renzi mandò all’aria tutto per piegare il Paese alla propria leadership personale. E questo è il risultato.
Tratto da Il Mattino di Alberto Alfredo Tristano