“Il decreto del ministro Bonafede, lungi dall’agevolare una soluzione, rappresenta a tutti gli effetti una ‘pena accessoria’ per i cittadini”.
“La situazione del palazzo di giustizia di Bari era nota da molti anni ed è stata lasciata colpevolmente incancrenire, col risultato di accomunare per la prima volta magistrati, avvocati, cancellieri, parti civili e imputati nel ruolo di vittime di uno scempio. Ma il decreto del ministro Bonafede, lungi dall’agevolare una soluzione, rappresenta a tutti gli effetti una ‘pena accessoria’ per i cittadini”. Lo ha detto il leader di ‘Idea’ Gaetano Quagliariello, iscritto al gruppo parlamentare di Forza Italia, intervenendo in Senato sul decreto che sospende i termini dei procedimenti a seguito dello sgombero del palazzo di giustizia di Bari. “Dapprima – ha affermato Quagliariello – si è passati da un’inerzia quasi ventennale a una reazione dettata da una sorta di isteria, e così si è finiti a celebrare processi in una tendopoli. Poi, maneggiando con sconcertante disinvoltura un istituto fondamentale come la prescrizione, si è stabilito che a pagare il prezzo dell’inerzia del passato e delle isterie del presente fossero i cittadini. E’ infatti inaudito che a fermare il decorso della prescrizione sia l’incapacità dello Stato e delle sue articolazioni di garantire l’esercizio della giustizia in un luogo idoneo, e ciò per ragioni non imprevedibili come ad esempio un terremoto, ma talmente prevedibili da essere note da quasi vent’anni. Insomma, se questo decreto è il biglietto da visita delle iniziative di governo in tema di giustizia, l’esordio è decisamente una stecca. Piuttosto, se si vuole imparare dagli errori del passato – ha concluso -, questa vicenda dovrebbe rappresentare l’occasione per riflettere su un deficit complessivo nella gestione e supervisione del patrimonio immobiliare, che riguarda le sedi giudiziarie non meno che le scuole e gli altri edifici di importanza strategica in quanto adibiti a servizi pubblici essenziali”.