

“A fronte di letture a dir poco fuorvianti sul caso Consip, è utile ristabilire i fatti affinché non sfuggano la rilevanza e il senso di ciò che è accaduto”.
Lo dichiarano in una nota congiunta i senatori Andrea Augello (Idea), Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea). “La mozione a prima firma Augello per l’azzeramento dei vertici Consip, sottoscritta dalla stragrande maggioranza dei gruppi di opposizione – proseguono -, è stata depositata in Senato oltre tre mesi fa, il giorno in cui è stata respinta la mozione di sfiducia al ministro Lotti, che notoriamente non aveva alcuna possibilità di passare. A fronte del penoso tentativo del governo di difendere Lotti accusato da Marroni e allo stesso tempo proteggere Marroni per timore che si togliesse dalle scarpe gli ormai famosi sassolini, la mozione era finalizzata a costringere l’esecutivo a fare i conti con le proprie contraddizioni e a rendere Marroni finalmente libero di dire tutto ciò che sa. Per oltre cento giorni la maggioranza ha cercato di impedire che la mozione venisse calendarizzata, e il ministro Padoan, referente istituzionale della Consip, si è presentato in ogni dove a dire ‘Marroni non si tocca’, blindando il management renziano posto ai vertici della più grande stazione appaltante dello Stato. La prima battaglia vinta è stata dunque la calendarizzazione della mozione. Con l’approssimarsi del giorno stabilito – osservano i tre senatori – il Pd, per paura di restare travolto, ha ribaltato la propria posizione accodandosi alla richiesta di rimozione dei vertici Consip. Nel frattempo anche il ministro Padoan ‘cambiava verso’, e dopo aver blindato Marroni in ogni sede ha implorato e ottenuto le dimissioni della maggioranza del cda. La nostra battaglia sul governo e su un importante terminale del potere renziano è stata vinta in quel momento. L’esecutivo ha capitolato, e la maggioranza parlamentare è stata costretta a inseguire le opposizioni. Anche l’estremo tentativo di Padoan di impedire il dibattito in Senato ieri mattina è stato respinto con perdite. In discussione ieri – affermano ancora Augello, Gasparri e Quagliariello – non c’era la sorte di Luca Lotti: il presidente Grasso ha dichiarato inammissibile la mozione che chiedeva il ritiro delle sue deleghe, e dunque nessun voto ha riguardato la permanenza in carica del ministro dello Sport. E, probabilmente, spezzare il fronte delle opposizioni votando contro la mozione Augello su Consip, come ha fatto Mdp, è stata una ingenuità politica che ha avuto il solo risultato di distogliere l’attenzione sul risultato ottenuto e far apparire come vincitore un governo che invece è uscito sconfitto su tutta la linea. Le interpretazioni giornalistiche, alcune delle quali francamente sconcertanti, sono state infatti falsate da un elemento – la sorte di Lotti – che per decisione procedurale della presidenza del Senato non era nemmeno in discussione. Comunque, ognuno è padrone delle proprie scelte. Noi parliamo della nostra: se avessimo badato alla resa giornalistica della giornata – dicono i tre esponenti del centrodestra -, sappiamo che tatticamente sarebbe stato più furbo opporsi alla mozione del Pd. Ma la verità è che la mozione del Pd è stata una vittoria delle opposizioni, che hanno costretto la maggioranza a venire sulle loro posizioni. Dopo aver votato per il più, e cioè per la mozione Augello approvata per prima dalle opposizioni, sarebbe stato schizofrenico opporsi al meno. Il risultato finale di questa lunga battaglia – osservano Augello, Gasparri e Quagliariello – è dunque per le opposizioni lusinghiero. Abbiamo costretto il governo ad azzerare contro la propria volontà i vertici renziani della Consip. Abbiamo messo il dottor Marroni nelle migliori condizioni per collaborare appieno con gli inquirenti dicendo tutto quello che sa. E abbiamo smontato il tentativo di far credere agli italiani che il caso Consip si esaurisca nelle presunte alterazioni investigative ai danni di Tiziano Renzi. Quegli episodi, se confermati, sarebbero gravissimi e devono essere indagati fino in fondo. Ma il caso Consip è anche molto altro: è una clamorosa fuga di notizie che ha compromesso irrimediabilmente l’inchiesta, ed è una storia di ‘relazioni pericolose’ tra manager di Stato, affaristi e centrali di potere politico. Insomma, è la quintessenza del renzismo, e noi – concludono – abbiamo fatto in modo che gli italiani lo ricordassero dopo che Renzi aveva cercato di farlo dimenticare”.