

Politica della mano tesa verso gli italiani che, per paura, hanno votato Sì al referendum.
“Il mio amico Enrico Letta, al quale mi lega un affetto profondo, ha ritenuto che vi fosse una continuità tra la riforma Renzi-Boschi e il percorso che avevamo intrapreso all’inizio della legislatura. Non sono d’accordo e ne abbiamo parlato tante volte”, lo dice il presidente di IDEA, Gaetano Quagliariello.
“Noi avevamo interpretato lo sforzo riformatore come un modo per rinsaldare l’unità della nazione nei suoi fondamenti e allo stesso tempo rinnovare tradizioni politiche tra loro alternative. Alla fine di quel percorso avevamo consegnato una relazione approvata all’unanimità da gente di destra, di centro e di sinistra. Era la risposta, dal sapore vagamente gollista, a una grande incertezza che attanagliava il Paese”, spiega Quagliariello nel suo intervento alla direzione nazionale della formazione politica.
“In tre anni tutto questo è stato distrutto e sul ministero delle Riforme c’è oggi il cartello ‘chiuso per lutto’, sicché toccherà a noi rimettere in funzione quel cantiere la cui riapertura oggi non appare né agevole né scontata. Renzi non ha compreso che di fronte a una insicurezza crescente il bisogno di unità è una esigenza cui bisogna dare risposte. Anche per questo interpreta il 40 per cento di Sì come suo”.
“Ne deriva il rischio di nuove forzature ma, per lui, anche il rischio di perdere una parte di quelli che hanno votato Sì solo perché ritenevano che quella scelta, al di là di tutto, fosse foriera di minori incognite per il Paese. Quell’elettorato è pronto ad abbandonarlo e noi – ha concluso Quagliariello – siamo i più indicati, allo stesso tempo, per parlare a quelli che hanno votato No consapevolmente e per praticare una politica della mano tesa a quelli che hanno votato Sì per paura”.