“Questa non è una legge sul testamento biologico ma ‘la via italiana all’eutanasia’, che ha il nostro fermo dissenso oggi, con numeri purtroppo insufficienti, e lo avrà domani, quando un nuovo Parlamento vedrà ribaltati i rapporti di forza e una maggioranza di centrodestra metterà immediatamente riparo alle tre grandi storture di questo testo”. Lo ha detto Gaetano Quagliariello, leader di ‘Idea’ e capogruppo in Senato, intervenendo in aula sul testamento biologico. “Tanto per cominciare – ha osservato Quagliariello -, la legge in esame rende le dichiarazioni di chi scrive ora per allora sostanzialmente vincolanti. Non indicazioni scritte per un futuro indeterminato, da affidare alla scienza e alla coscienza del proprio medico in base alle evoluzioni scientifiche, ai precetti di Ippocrate e all’alleanza terapeutica, ma disposizioni a fronte delle quali al medico non è consentita neppure l’opzione minima dell’obiezione di coscienza. In secondo luogo, non c’è la minima garanzia in termini di privacy e inoltre l’assenza di un registro unico nazionale delle Dat imporrà ai medici una caccia al tesoro alla ricerca delle eventuali dichiarazioni perdute. Infine, l’aspetto che più di ogni altro configura questa legge come la ‘via italiana all’eutanasia’ è il fatto che consente la sospensione di idratazione e alimentazione, e privando una persona di acqua e cibo non la si lascia morire della propria malattia ma la si induce alla morte per fame e per sete. L’errore di fondo – ha aggiunto il leader di ‘Idea’ – è la presunzione fatale di decidere che vi siano vite non degne di essere vissute, e di poter determinare quando siano degne e quando non lo siano. E questo errore non è meno grave quando si ha a che fare con la propria stessa vita, perché nessuna persona che creda davvero nella libertà può pensare di conoscere il futuro prima di averlo sperimentato. Ciò non vieta agli uomini di formulare indicazioni ma dovrebbe sconsigliare l’idea di ingabbiare con disposizioni apodittiche un futuro che è e deve restare aperto. Non solo per i credenti – ha concluso -, ma per tutti gli uomini liberi”.