

Gaetano Quagliariello, costituzionalista, tra i “saggi” voluti dal presidente Napolitano e poi ministro delle Riforme nel governo Letta, torna in Senato: è stato eletto all’uninominale in Abruzzo.
Il quarto polo si è fermato al 2,6%. Deluso?
“Nel mio collegio ho preso 115mila voti, il 40%, e sono uno dei due eletti non grillini in tutto il Sud; l’altro è uno di loro espulso. Sono il villaggio di Asterix in una marea gialla… E il quarto polo ha 8 eletti, 4 al Senato e 4 alla Camera”.
L’esperienza di “Noi con l’Italia” finisce o prosegue?
“NcI era un rassemblement nato dal partito di Lupi e Fitto, a cui ho detto subito che non avrei aderito. Era un accordo elettorale, che infatti è finito con il voto del 4 marzo. E’ tornata la mia formazione ‘Idea’, piccola minoranza creativa che si propone di rifondare una grande area di centrodestra”.
Si iscriverà al gruppo di Forza Italia o al misto?
“‘Idea’ farà un accordo politico con Forza Italia e io siederò, come indipendente, in quel gruppo. E con me gli altri senatori De Poli, Binetti e Saccone, che vengono dall’Udc. Del resto, il gruppo misto è egemonizzato da Leu, con cui non sono in sintonia”.
C’è chi vede un nuovo bipolarismo Lega-M5S. E’ realistico?
“Io non ci credo. M5S è in fondo una ‘cosa’ centrista e la Lega ha costruito un partito lepenista, sia pure all’italiana che è una garanzia di democrazia per chi conosce la storia francese. Questo voto ha segnato una crisi di sistema, è vero, come nel ’94, ma senza abbattere del tutto il vecchio. Berlusconi aveva creato qualcosa di totalmente nuovo: Forza Italia, ma anche lo schema di alleanza del centrodestra. Oggi Salvini e Di Maio non hanno la forza di farcela da soli”.
Quindi, non crede a un governo Lega-M5S. I numeri parlamentari, però, li hanno, e sono gli unici.
“Sarebbe una scelta contro natura. Sono due forze fondamentalmente diverse, a parte alcuni punti di contatto come il giustizialismo. Vedo uno spazio, invece, per rilanciare una proposta di centrodestra: la Lega può ancora crescere ma ha bisogno come il pane di un’area liberal-conservatrice. E’ interesse di tutti, dalla Meloni ai centristi, e soprattutto di Fi”.
Insomma, si fida della buona fede di Salvini.
“Non so se e come partirà questa legislatura. Magari con un asse M5S-sinistra. Credo che a Salvini non convenga bruciare la coalizione con cui si è presentato né farla coincidere con la Lega. Da un lato, sa che la sua proposta ha dei limiti e non può essere maggioritaria. Dall’altro lato, i grillini sono più centristi, più permeabili e sono il doppio di lui. Che interesse avrebbe a coalizzarsi con loro? Meglio un centrodestra largo su basi nuove”.
Resta la questione della premiership, che in quel campo spetta al leader della Lega.
“Nessuno lo mette in dubbio, ma farebbe un grave errore a non rispettare gli alleati, a volersi prendere tutto”.
A Palazzo Madama lei voterebbe più volentieri Romani o Bongiorno?
“Romani, tutta la vita. Anche per il modo barbaro e incivile in cui è stato trattato sulla vicenda del cellulare (la condanna per peculato per il telefono usato dalla figlia, ndr). Rispetto la Bongiorno, ma ho idee diverse in materia di giustizia”.
Se però quella poltrona spettasse al Carroccio?
“Il problema è trovare un equilibrio nella coalizione. Non si può dire: prendo il pallone e lo porto via. O giochi come leader di tutti o come capo del tuo partito. Ecco perché il passaggio delle presidenze del Parlamento sarà fondamentale”.
L’epilogo sarà un governo del presidente con dentro tutti?
“E’ saggio evitare pronostici. Certo, forse ora si capirà l’errore di far cadere il governo Letta che in 18 mesi avrebbe fatto riforma costituzionale e legge elettorale con ampio consenso, riportando poi il Paese al voto e non ci troveremmo in queste pastoie”.
Il timore che la Lega svuoti Fi sul territorio è fondato?
“Se Fi resta ferma sì, se si muove no. La proposta di Salvini ha dei confini fisiologici, soprattutto al Sud”.
Tratta da “Il Mattino” di Federica Fantozzi