“Questo confronto parlamentare nasce dalla nostra mozione presentata cento giorni fa”.
“Ci sono voluti cento giorni perché di tutto questo si potesse discutere, ma comunque cento giorni dopo questo dibattito ha finalmente messo fine a una situazione di palese e insostenibile contraddizione”. Lo ha detto il senatore Gaetano Quagliariello, leader di IDEA e capogruppo FL in Senato, intervenendo in aula in dichiarazione di voto sul caso Consip. “Per quel che ci riguarda – ha affermato Quagliariello – rivendichiamo la linearità di una posizione istituzionalmente rigorosa ma che nulla ha mai concesso al giustizialismo. Rivendichiamo come una vittoria nostra, e dei colleghi che ci hanno affiancato in questa lunga battaglia, l’azzeramento di una dirigenza inadeguata a guidare la più importante stazione appaltante del nostro Paese. Rivendichiamo come una vittoria il fatto che questo dibattito si sia svolto, e che si sia svolto con approccio civile e secondo una dinamica fisiologica tra Parlamento e governo, laddove il Parlamento ha evidenziato le incongruenze del governo e l’ha richiamato ai suoi compiti. Rivendichiamo inoltre di aver posto tutti i protagonisti della vicenda, a cominciare dall’amministratore delegato della Consip, nelle migliori condizioni anche formali per dire tutto ciò che sanno. Rivendichiamo, infine – ha concluso Quagliariello -, di aver reso evidente agli occhi del Paese chi è che vuole la verità e chi è che invece fa di tutto per occultarla”.
Riportiamo di seguito il testo dell’intervento di Gaetano Quagliariello in dichiarazione di voto:
Signor Presidente, colleghi, signori del governo,
prima di dichiarare il voto del mio gruppo, comunque andrà la votazione lasciatemi esprimere sincera soddisfazione e lasciatemi ringraziare il senatore Andrea Augello e i settantatré colleghi che hanno sottoscritto la mozione che ha dato il via a questo dibattito.
Cento giorni fa, quando la nostra mozione è stata presentata, in discussione nel caso Consip c’erano rapporti patologici tra affari e politica e un’inchiesta compromessa da una clamorosa fuga di notizie. Nel frattempo si è aggiunto un terzo dato: la presunta alterazione di alcuni elementi relativi a un altro filone di indagine.
Per quanto ci riguarda, noi non abbiamo mai pensato che il giudizio penale dovesse entrare in quest’aula. Ma abbiamo respinto con altrettanta fermezza l’idea per la quale la non interferenza nel lavoro della magistratura potesse rappresentare un alibi per sottrarsi anche al giudizio sui comportamenti politico-istituzionali. E allora, se non tocca a noi stabilire chi fra Luca Lotti e Luigi Marroni dice la verità e chi mente, certamente tocca a noi affermare che il governo, nel momento in cui sceglie di schierarsi, non può schierarsi contemporaneamente a difesa dell’uno e dell’altro; dell’accusato e dell’accusatore; del sedicente calunniato e del presunto calunniatore.
E ancora. Lasciare la giustizia ai tribunali non significa non prendere atto che taluni comportamenti pubblicamente rivendicati dall’amministratore delegato della Consip integrano una manifesta violazione del codice etico.Non significa non rilevare come il titolare del ministero che della Consip è socio unico abbia cambiato idea con la stessa disinvoltura con la quale si cambia il guardaroba con i primi caldi.
Ci sono voluti cento giorni perché di tutto ciò si potesse discutere in quest’aula. E ancora nelle ultime ore giorni sono successe cose rilevanti: il Pd vira e decide di unirsi con una propria mozione alla richiesta di azzeramento dei vertici della società. Nel farlo, tuttavia, non resta neutrale nello scontro giudiziario tra Lotti e Marroni ma prende posizione per il primo. Nel frattempo, il ministro che aveva sempre difeso la permanenza in carica dell’amministratore delegatosi adopera per far cadere l’intero cda. Ottiene le dimissioni di due consiglieri su tre, ma non quelle di Marroni. E fra i dimissionari figura il presidente Consip Luigi Ferrara che nelle stesse ore viene indagato per false dichiarazioni al pm in merito a quella stessa fuga di notizie che era stata il terreno di scontro tra Marroni e Lotti.
Insomma: è evidente che gli eventi della vigilia hanno rafforzato le ragioni a sostegno della necessità di questo dibattito parlamentare. Un dibattito che si sarebbe potuto affrontare cento giorni fa, ma che comunque, cento giorni dopo, ha finalmente messo fine a una situazione di palese e insostenibile contraddizione.
Per quel che ci riguarda, signor Presidente, rivendichiamo la linearità di una posizione istituzionalmente rigorosa ma che nulla ha mai concesso al giustizialismo. Rivendichiamo come una vittoria nostra, e dei colleghi che ci hanno affiancato in questa lunga battaglia, l’azzeramento di una dirigenza inadeguata a guidare la più importante stazione appaltante del nostro Paese. Rivendichiamo come una vittoria il fatto che questo dibattito si sia svolto, e che si sia svolto con approccio civile e secondo una dinamica fisiologica tra Parlamento e governo, laddove il Parlamento ha evidenziato le incongruenze del governo e l’ha richiamato ai suoi compiti. Rivendichiamo inoltre di aver postotutti i protagonisti della vicenda, a cominciare dall’amministratore delegato della Consip, nelle migliori condizioni anche formali per dire tutto ciò che sanno. Rivendichiamo, infine, di aver reso evidente agli occhi del Paese chi è che vuole la verità e chi è che invece fa di tutto per occultarla.
Nel ringraziare nuovamente il Senato per la prova di maturità dimostrata, annuncio il voto favorevole del gruppo “Federazione della Libertà – Idea” alla mozione a prima firma Augello e alla mozione a prima firma De Petris, lasciando libertà sulle altre mozioni sulle quali comunque non esprimeremo un voto contrario. Grazie.