

di Giovanna D’Onofrio
“Non immaginavamo potesse succedere”; “Mi sembrava una persona tranquilla”; “Sono senza parole”; “Esprimo il mio più sincero cordoglio”.
Quante sono le espressioni alle quali siamo tristemente assuefatti? Quante volte proviamo un senso di impotenza innanzi ad un evento imprevedibile, talmente indicibile che sembra non possa mai capitare a noi: eppure è successo!
Il maresciallo Di Gennaro ucciso nell’esercizio delle sue funzioni, magari di semplice controllo, che a volte per tanti osservatori può sembrare finanche superfluo in un paesino sperduto tra le montagne, e invece basta un attimo ed una tragedia può farci sentire tutti orfani e più soli davanti la crudeltà.
Per un attimo penso chissà quale potere vorrei avere per fare giustizia, spinta dagli stessi istinti primordiali di chi non ha rispetto della vita, poi per fortuna sovviene l’equilibrio, il discernimento e il rispetto per il prossimo, già proprio così: non ci si può lasciare travolgere dall’ira e sentenziare con facilità slogan di successo!
Basta andare indietro non di molto nel tempo, i fatti di Cardito e di una madre che pulisce il sangue del proprio figlio, Stefano ucciso a Torino perché in quel momento sembrava felice agli occhi di qualcun altro, quasi come fosse un delitto, ancora prima la tragedia di Corinaldo con ragazzi e giovani genitori accomunati dall’incontro con la morte, e stasera appena prima di girarmi su di un lato, ecco che mi vengono in mente i disadattatati di Palermo che si lasciano rompere le ossa per frodare un’assicurazione in cambio di pochi euro.
Ma davvero vogliamo credere che reprimendo sanguinosamente, svendendo anche la storia, questa nostra terra si possa svegliare sotto un cielo limpido e i suoi figli camminare a piedi nudi sull’erba per sentirne la freschezza?
Penso a te maresciallo, leggo dei tuoi progetti prossimi e di famiglia, della tua devozione e del volontariato, tutto in fumo per mano di chi non doveva neanche essere libero di poter alzare lo sguardo di fronte a te, allora proprio la tua testimonianza mi induce a riflettere: avresti continuato a vivere così anche sotto le bombe!
E’ qui che si insinua la voglia di trovare una strada maestra, ogni episodio come quelli che ho citato si basa su due certezze: la prima quella sacrosanta di fare giustizia, la seconda invece la costatazione dell’esistenza di un vuoto, di un qualcosa di facilmente ponderabile, di individuabile sempre e solo dopo che accade il peggio.
Per noncuranza, o per il venir meno di un senso civico, farai anche compagnia al bambino di Cardito, che si trova lì perché il sistema, non l’ha considerato una risorsa meritevole di essere tutelata e accompagnata nella sua crescita.
Magari dirai a Stefano che il suo nemico era solo depresso ed invidioso della sua felicità, un po’ di attenzione da parte chi già sapeva qualcosa del suo malessere e non sarebbe successo, oppure che ne dici di consolare chi è rimasto schiacciato dall’avidità più che dal peso delle persone,in nome come sempre del proprio tornaconto?
E ancora, potrei continuare pensando a chi nella mia terra è morto, mentre qualcuno ammette oggi che forse per sbaglio l’ha avvelenato qualche anno prima nel silenzio assordante di chi doveva controllare.
Per tutte queste analogie, caro maresciallo, penso allora che tu oggi potresti stare ancora al tuo posto, a fare in modo di evitare che sacche di disagio sociale creino la corsa al proprio utile, che l’abitudine all’insoddisfazione diventi concime per seminare l’immoralità, che parenti e nipoti vari siano oggetto dei “consigli per gli acquisti”, per quelli che dovrebbero invece tutelare la salute pubblica come a Perugia.
Tutti siamo colpevoli se silenziosamente, partecipiamo anche indirettamente a questa farsa, e poi ci meravigliamo se qualcuno prova a giustificare una violenza sessuale perché la vittima non ha un bell’aspetto!
Basta! Cominciamo a dare e a darci merito se ogni giorno si compie il proprio dovere, perché solo così l’attenzione aumenterà, il conflitto con noi stessi ci porterà ad una compiacenza che potrà solo fare bene se figlia della legalità.
Avevamo detto poche settimane fa, parlando della sicurezza in Basilicata, che una bassa criminalità va considerata una risorsa, non lasciando mai solo e sostenendo chi vuole fare nel pieno rispetto delle regole. E’ facile, caro commissario, pensando a te, digrignare i denti e pensare le cose peggiori. Noi siamo qui anche per questo, per moderare e dare una speranza, l’alleanza non è sudditanza se vengono meno i principi: che l’odio non diventi legge!
Caro maresciallo, se domani mattina mi voltassi dall’altra parte, sarebbe come venire meno alla tua testimonianza: che il pensiero diventi legge, che l’intelletto sia arma per discernere e separare ciò che è senso civico dal sopruso, ciò che è rispetto dalla prevaricazione, il lecito dall’immorale, che sia il buon esempio come il tuo la norma cogente, il trionfo dell’uomo.
Buon viaggio maresciallo!