Una “misura punitiva” non supportata al momento “da elementi di responsabilità accertati” in merito a “un episodio caratterizzato da alta imprevedibilità”. Il movimento ‘Idea’, con un’interrogazione a firma del senatore Gaetano Quagliariello, interviene sulla tragedia consumatasi nel carcere di Rebibbia e sui provvedimenti di sospensione a carico dei vertici del penitenziario, in una situazione nella quale “da troppo tempo – si legge nell’atto parlamentare – l’amministrazione penitenziaria viene chiamata, a causa del vuoto normativo creato dalla chiusura degli ospedali psichiatrici penitenziari, nonché dalla carenza di risorse finanziarie, a gestire una popolazione detenuta mancante di quei requisiti psico-fisici che sarebbero necessari per ricevere il trattamento penitenziario”.
“Nel nostro Stato di diritto – osserva ancora Quagliariello – la Costituzione sancisce il principio della presunzione di non colpevolezza, presupposto per l’azione sanzionatoria dello Stato”. Alla luce di tali premesse, nell’interrogazione al ministro della Giustizia si chiede “se la sospensione non possa essere interpretata come una prematura misura punitiva, al momento non supportata da elementi di responsabilità accertati”; se il Guardasigilli “non ritenga di dover attendere i risultati della visita ispettiva che avrebbe dichiarato di aver attivato”; se sia “a conoscenza delle difficoltà oggettive incontrate dalla gran parte delle Direzioni penitenziarie per la considerevole presenza di detenuti con problematiche psichiatriche, la cui gestione è divenuta particolarmente onerosa a seguito sia del transito della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale sia della avvenuta soppressione degli OPG”; se, infine, “non ritenga necessaria l’attivazione di una commissione permanente che, prendendo le mosse dalla tragedia di Rebibbia, accerti, in presenza di eventi critici auto ed etero aggressivi, le eventuali responsabilità riguardanti ogni professionalità operante nell’istituto, comprese, in primis, quelle sanitarie cui è affidata per legge, in via esclusiva, la tutela della salute dei ristretti”.
Ecco il testo integrale dell’interrogazione:
Al Ministro della Giustizia – Per sapere
Premesso che:
- lo scorso 18 settembre, presso l’istituto femminile di Roma Rebibbia, si è consumata una tragedia per mano della follia omicida di una detenuta che, ristretta in stato di custodia cautelare con i suoi due figlioletti, ha gettato gli stessi nella tromba delle scale della sezione nido causando la morte immediata di uno di essi e causando la morte cerebrale dell’altro;
- il fatto ricalca, purtroppo, molti altri episodi di cronaca registratisi negli ultimi tempi, dove si possono riconoscere analoghi tratti di imprevedibilità e follia omicida di genitori;
- l’episodio del 18 settembre, però, a differenzia dagli altri si è verificato in una sezione nido di un penitenziario e non presso una abitazione privata;
Considerato che:
- da troppo tempo l’Amministrazione penitenziaria viene chiamata, a causa del vuoto normativo creato dalla chiusura degli ospedali psichiatrici penitenziari, nonché di carenza di risorse finanziarie, a gestire una popolazione detenuta carente di quei requisiti psico-fisici che sarebbero necessari per ricevere il trattamento penitenziario;
Preso atto che:
- in seguito alla tragedia i vertici della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia sono stati immediatamente sospesi dalle rispettive funzioni, ancor prima che fosse possibile accertare eventuali responsabilità in merito ad un episodio caratterizzato da alta imprevedibilità;
Considerato inoltre che:
- nel nostro stato di diritto la Costituzione sancisce il principio e ;a presunzione di non colpevolezza, presupposto per l’azione sanzionatoria dello Stato;
Si chiede di sapere:
- se il Ministro non ritenga che la disposizione dell’immediata sospensione dei vertici del carcere romano di Rebibbia possa essere interpretata come una prematura misura punitiva, al momento non supportata da elementi di responsabilità accertati;
- se non ritenga di dover attendere i risultati della visita ispettiva che avrebbe dichiarato di aver attivato;
- se sia a conoscenza delle difficoltà oggettive incontrate dalla gran parte delle Direzioni penitenziarie per la considerevole presenza di detenuti con problematiche psichiatriche, la cui gestione è divenuta particolarmente onerosa a seguito sia del transito della sanità penitenziaria al s.s.n. sia della avvenuta soppressione degli OPG;
- se non ritenga necessaria l’attivazione di una commissione permanente che, prendendo le mosse dalla tragedia di Rebibbia, accerti, in presenza di eventi critici auto ed etero aggressivi, le eventuali responsabilità riguardanti ogni professionalità operante nell’istituto, comprese, in primis, quelle sanitarie cui è affidata per legge, in via esclusiva, la tutela della salute dei ristretti.
Sen. Gaetano QUAGLIARIELLO