Oggi in Senato. Il senatore e presidente di IDEA, Gaetano Quagliariello, replica alla informativa del premier Gentiloni sull’emergenza terremoto.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, siamo totalmente d’accordo con lei sul ringraziamento agli uomini impegnati in questa emergenza, per la loro abnegazione. Siamo d’accordo con lei sull’ottimismo della volontà che esprime il suo intervento.
Non siamo d’accordo con lei sulla ricostruzione dei fatti e lo diciamo senza alcuna strumentalizzazione. Abbiamo scelto di andare nei luoghi dell’emergenza senza fare nemmeno un comunicato stampa e abbiamo riscontrato situazioni di esclusione non degne di un Paese civile, innanzitutto sul piano dell’energia.
Vi sono decine e decine di migliaia di utenze rimaste prive di alimentazione (si stimano oltre 500.000 persone) per diversi giorni. Attualmente, e il dato è parziale, sono ancora almeno 15-20.000 le utenze non alimentate. Tra l’altro, la fornitura d’energia viene garantita da gruppi elettrogeni provvisori e molti ancora sono stoccati e non portati a destinazione.
Sotto l’aspetto dell’emergenza deve essere segnalata l’abnegazione degli uomini; sotto il profilo della prevenzione deve essere, invece, sottolineata la carenza di investimento sulle reti. Mancava infatti il gasolio per l’alimentazione dei gruppi elettrogeni e ci sono stati ritardi, inefficienze, disfunzioni. Soprattutto la popolazione della montagna oggi è stremata.
Per quanto riguarda la viabilità, vi sono pochi mezzi a disposizione. Le turbine sono arrivate in ritardo e intere zone sono rimaste isolate e senza illuminazione per giorni. Ancora oggi non sono state raggiunte tutte le località e le case. Sono chiarissimi i segnali di sottovalutazione a livello centrale.
Agricoltura e allevamento: signor Presidente, le agghiaccianti immagini che abbiamo visto non si riferiscono a questa emergenza, ma a quella seguita dal terremoto di fine ottobre, quando erano state promesse stalle provvisorie che sarebbero dovute arrivare in tempo e che gli allevatori di Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria non hanno ancora visto.
Signor Presidente, bisogna distinguere ciò che era assolutamente imprevedibile, come l’evento sismico e la sua durata, da ciò che era assolutamente prevedibile, perché la neve in Abruzzo – le assicuro, avendo abitato lì per nove anni – non è un caso e non è qualcosa di imprevedibile. Dobbiamo oggi, di fronte a questa situazione, interrogarci sullo stato della nostra protezione civile, sulla gestione della nostra rete energetica, sull’indebolimento dell’apparato pubblico, che si è verificato anche per la situazione creata con le Province.
C’è una categoria che segnala il ritorno indietro di Paesi civili: la contromodernizzazione. Non vorremmo che questa categoria fosse applicata al nostro Paese.
Mi lasci dire un’ultima cosa, signor Presidente: è bruttissimo fare classifiche per quanto riguarda situazioni di emergenza e di dolore ed io credo che vadano assolutamente evitate, ma in Abruzzo vi è la particolarità di un’emergenza che dura dal 2009. Basta vedere i nuovi danni che sono stati causati nei paesi del cosiddetto cratere. In quella Regione, che ha l’ulteriore particolarità di un intero territorio colpito, tutte e quattro le provincie, vi sono spopolamento e desertificazione di intere aree, dislocazione di imprese e serissimi problemi per il turismo, che era una vera e propria risorsa.
È necessaria, signor Presidente, una legge speciale per l’Abruzzo che non parli soltanto di emergenza, ma anche di prospettiva e rilancio per questa terra martoriata. Quanto lei ha ricordato a proposito di Ignazio Silone è segno delle radici profonde di questo martirio.
Infine, signor Presidente, l’emergenza non è finita: quello che è avvenuto in questi giorni porterà con molta probabilità frane e inondazioni per l’inbibizione dei terreni e delle strutture e per le conseguenze della neve e del terremoto. Facciamoci trovare pronti, per non dover tornare in quest’Aula tra qualche mese a parlare di imprevedibilità per ciò che è assolutamente prevedibile.