Caso Perugina, il testo della interrogazione presentata da Idea al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Premesso che:
l’azienda “Perugina” nasce all’inizio del secolo scorso nel centro storico di Perugia come laboratorio artigianale per la fabbricazione di confetti; più specificatamente, il 30 novembre 1907, con un capitale sociale di 100.000 lire, Francesco Andreani, Leone Ascoli, Francesco Buitoni e Annibale Spagnoli fondano la Società Perugina;
nell’anno 1915, Perugina si trasforma da piccola attività manifatturiera a vera e propria industria; conseguentemente, la gamma dei prodotti si amplia attraverso la produzione di caramelle, cioccolato e cacao in polvere. Dal 1917 ad oggi, la Perugina ha collocato sul mercato dei prodotti classici capaci di resistere al passaggio del tempo e delle mode, divenendo un marchio di fama mondiale;
la Perugina sbarca in America nel 1939 nella Fifth Avenue nel cuore di New York, creando appositamente un nuovo prodotto accolto con successo; ed ancora, negli anni ’60 vede triplicarsi il suo giro di affari, in quanto nascono nuovi prodotti, più moderni e di utilizzo più ampio e quotidiano;
nel 1972 la società in commento fa il suo ingresso in Borsa dopo la fusione avvenuta con Buitoni;
nel 1985 il gruppo viene ceduto alla CIR di De Benedetti, intenzionato a potenziare un polo agro alimentare in Umbria, ma tre anni dopo la mancata acquisizione di Italgel Spa, induce De Benedetti a vendere il Gruppo;
come noto, nel 1988 Perugina è entrata a far parte della multinazionale svizzera gruppo Nestlé, più precisamente Nestlé Italiana SpA, la quale ha continuato, almeno sino ad oggi, ad investire nel sito produttivo umbro, mantenendo inalterato lo spirito ed i valori che da sempre hanno contraddistinto Perugina e grazie ai quali, in Europa, Nestlé detiene uno dei principali stabilimenti per la produzione del cioccolato;
al momento dell’acquisizione la sede direzionale del Gruppo IBP/CIR contava tre stabilimenti produttivi: Perugina di San Sisto, con circa 3.500 occupati (Cioccolato); Perugina di Castiglione del Lago, produzione lievitati (Perugina ed Ore Liete); Buitoni di Sansepolcro: pasta, fette biscottate, sostitutivi del pane. La presenza di questa realtà industriale generava un considerevole indotto territoriale legato a agenzie grafiche e fotografiche, fotolito, stampatori, produttori macchinari industriali, fornitori di servizi (trasporti, manutenzione … pulizie), fornitori di materiali di packaging;
Nestlé continua la politica di acquisizione marchi: Gruppo Dolciario Italiano con i marchi Motta e Alemagna, nel dolciario, Maxibon ed Antica Gelateria del Corso, nel mercato dei gelati, e Valle degli orti, nel settore surgelati;
nel 1996 le produzioni di panettoni e colombe vengono trasferite dallo stabilimento di Castiglione del Lago a Verona e Io stabilimento viene chiuso. Per riconvertire il personale dello stabilimento viene creata Euroservice, specializzata nelle lavorazioni manuali (scatole, confezioni) che viene però chiusa 2000, mentre le produzioni riassorbite nella fabbrica di San Sisto;
nel 2010 lo stabilimento di Sansepolcro viene ceduto;
nel 2014 Motta ed Alemagna vengono cedute da Nestlé a Bauli;
nello stabilimento di San Sisto vengono progressivamente abbandonate le produzioni di dragées (Tenerelli, Flipper etc.) e di prodotti storici come il Torrone e la Caramella Cinzia;
nel 2015 Nestlé vende tutta la linea Gelati al colosso R&R e nel 2016 viene ceduto tutto il comparto caramelle (compresa la storica Rossana) a DIVA; nel corso dello stesso anno la stessa sorte hanno avuto anche il comparto Ore Liete (venduto a Tedesco) e tutto il comparto delle Strenne, ovvero la linea di prestigio dei Regali Aziendali;
Considerato che:
nello stabilimento di San Sisto, che si sviluppava lungo un’area di 287.400 metri quadri e rappresentava il sito produttivo e più importante dell’Umbria, gli occupati sono scesi da 3.500 (nel 1988) a 850 grazie al costante ricorso a forme di ammortizzatori sociali; recentemente l’azienda ha firmato ulteriori contratti di solidarietà, in virtù del numero di esuberi oltre a 200, seguito ad un calo della produzione ovvero ad un ridimensionamento del ruolo produttivo dello stabilimento in questione;
la “crisi” attualmente vissuta dallo stabilimento di san Sisto è stata addebitata soprattutto alla carenza di investimenti e di innovazione dei sistemi di produzione dell’azienda;
la situazione di grave incertezza vissuta in questi mesi è rappresentata in particolare dalla circostanza per la quale gli esuberi citati, temporaneamente assorbiti grazie al contratto di solidarietà sottoscritto, si possa trasformare in un futuro, abbastanza prossimo, in nuovi licenziamenti;
Considerato, infine, che:
Nestlé ha deciso di affidarsi ad eventuali commesse per l’estero, senza però puntare sul marchio Perugina e sul suo prodotto di punta rappresentato dal famosissimo “Bacio”; inoltre, è noto come oramai la multinazionale svizzera abbia distrutto la rete di vendita acquisita e radicata, oramai da tanti anni, sul territorio italiano;
dalle fonti ufficiali, si apprende come la situazione dello stabilimento Perugina di San Sisto sia stata, per le ragioni esposte, dibattuta nei mesi scorsi durante alcuni incontri istituzionali promossi dal Ministero dello sviluppo economico con la multinazionale Nestlé. In questa sede però non risultano essere stati definiti piani industriali volti a dare garanzie occupazionali e produttive;
nonostante la multinazionale si sia impegnata a mantenere la propria attività produttiva in Italia, ad oggi non sono ancora chiare le prospettive di rilancio della fabbrica, volte a superare l’idea radicatasi nelle parti sociali circa una grande crisi nazionale al pari di quella che ha riguardato l’Ast di Terni;
le grandi perplessità riguardanti i livelli occupazionali impediscono di interpretare come un segnale positivo e veritiero quanto dichiarato dalla Nestlé circa l’assenza di ulteriori cali produttivi e riguardo l’elaborazione di un piano di ridimensionamento del brand che favorisca il rilancio delle produzioni;
Si chiede di sapere:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri in indirizzo, al fine di verificare, nel dettaglio, la fattibilità e la concretezza delle politiche industriali della multinazionale Nestlé;
quali siano le intenzioni della multinazionale Nestlé sugli stabilimenti del settore in Italia, a fronte di scelte aziendali poco comprensibili e di un calo di produzione evidente negli stabilimenti italiani;
se i Ministri intendano assumere iniziative al fine di conoscere le scelte aziendali che riguardano gli stabilimenti italiani di Nestlé al fine di sapere se l’Italia resti un Paese strategico per la stessa multinazionale;
se intendano attivarsi perché dette scelte aziendali (a partire dallo stabilimento di San Sisto – Perugia) siano indirizzate a tutela della qualità delle produzioni, dando prospettive di crescita e garantendo i lavoratori, anche a fronte di dati sui volumi della produzione tutt’altro che incoraggianti;
se intendano, a tal fine, disporre un’audizione congiunta di tutte le collettività coinvolte, affinché non vengano compromessi, ulteriormente, i livelli occupazionali, con il conseguente ridimensionamento del ruolo produttivo dello stabilimento storico di San Sisto.